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Un popolo voluto da Dio

Un popolo voluto da Dio

Papa Francesco viene a visitare la diocesi di Milano in cui c’è un “popolo numeroso” che appartiene al Signore. Viene a confermarci nella fede.
È il popolo dei battezzati che nasce per iniziativa gratuita della Santissima Trinità. Appartenere a questo popolo è dono immenso, perché nessuno può meritarselo, ed è compito grande, perché quanto ci è dato per grazia va testimoniato a tutti. La Chiesa è “un mistero che affonda le sue radici nella Trinità, ma che ha la sua concretezza storica in un popolo pellegrino ed evangelizzatore” (EG 111). L’incontro con papa Francesco è davvero una grande occasione, un kairos per orientare e animare la nostra fede.
Fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa è la Celebrazione Eucaristica, in particolare l’assemblea liturgica domenicale, in cui il popolo cristiano si raduna per fare memoria viva della Pasqua di Cristo; un popolo che passa così dalla morte alla vita. Si tratta dunque di un popolo nuovo che il Risorto, con la potenza dello Spirito, manda nel mondo ad annunciare a tutti la gioia del Vangelo (EG 1).
La Chiesa come popolo di Dio è una espressione molto cara a papa Francesco, richiamata fin dalle sue prime parole pronunciate in piazza San Pietro subito dopo la sua elezione, quando si è posto in silenzio e ci ha chiesto di pregare per lui, perché il Signore lo benedicesse, all’inizio del suo ministero.
“E adesso vorrei dare la benedizione, ma prima vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la benedizione per il suo vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”.
Questo gesto semplice e umile ci richiama al valore della Chiesa come popolo di Dio, come il Concilio Vaticano II, nella costituzione dogmatica Lumen Gentium ha affermato (LG 9-17). Rileggendo questo documento e assaporandone di nuovo le molte immagini tratte dalla Parola di Dio, cogliamo la Chiesa come un popolo di popoli, plurale e diversificato “che deriva la sua unità dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (LG 4).
Si tratta del popolo dei credenti che riconosce la “signoria di Dio” e dove si è chiamati a essere gli uni membra degli altri per formare così un solo corpo, il “corpo di Cristo” (LG 7).
La Chiesa è mistero, non pienamente comprensibile dal nostro sforzo di razionalizzare, eppure una realtà tanto concreta e storica da essere chiara e visibile a tutti.
L’essere Chiesa è dono di Dio e non frutto di nostri sforzi: è dono per tutti. Questo popolo si inserisce in tutte le nazioni della terra, si mette con tutti in dialogo senza paura, è animato da un fermento missionario che cerca un regno che non è di questo mondo, ma che ama questo mondo, parte dalla vita e dalla concretezza, è gioioso e inclusivo verso ogni uomo.
È un popolo che ha trovato nel Signore misericordia; è rigenerato continuamente dal perdono di Dio; è il popolo dei redenti che ascolta l’invito del Signore a essere “misericordiosi come il Padre”. Proprio come abbiamo potuto fare esperienza durante il Giubileo, è la misericordia, potente farmaco di Dio che cura e risana, a fare di noi il popolo che Dio si è scelto dentro la storia del mondo:
“La misericordia è questa azione concreta dell’amore che, perdonando, trasforma e cambia la vita. È così che si manifesta il suo mistero divino. Dio è misericordioso (cfr Es 34,6), la sua misericordia dura in eterno (cfr Sal 136), di generazione in generazione abbraccia ogni persona che confida in Lui e la trasforma, donandole la sua stessa vita” (papa Francesco, Misericordia et Misera, 2016, n. 2).
E ancora:
“La misericordia rinnova e redime, perché è l’incontro di due cuori: quello di Dio che viene incontro a quello dell’uomo. Questo si riscalda e il primo lo risana: il cuore di pietra viene trasformato in cuore di carne (cfr Ez 36,26), capace di amare nonostante il suo peccato. Qui si percepisce di essere davvero una “nuova creatura” (cfr Gal 6,15): sono amato, dunque esisto; sono perdonato, quindi rinasco a vita nuova; sono stato “misericordiato”, quindi divento strumento di misericordia” (ivi, n. 16).
La fisionomia del popolo di Dio risiede nella gioiosa fatica di stare dentro il tempo che ci è dato, vicini alla gente, soprattutto accanto ai poveri, per citare alcune sottolineature frequenti di papa Francesco. C’è un posto privilegiato dei poveri nel popolo di Dio:
“Essi (i poveri) hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro. La nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa. Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare a essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche a essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro” (EG 198).

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