Un popolo capace di testimoniare
10:28 AM
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Un popolo capace di testimoniare
La testimonianza è il principio che ci permette di abitare senza paura e inibizioni il cambiamento d’epoca. La testimonianza è il cuore che fa di noi un popolo capace di abbracciare tutti i popoli. Non siamo i primi, d’altronde, a essere chiamati a vivere la nostra fede in una simile prospettiva. Milano è terra ambrosiana, dove l’aggettivo “ambrosiano” suona come sinonimo di accoglienza, riconoscimento, rispetto, apertura a Dio, luogo in cui il cristianesimo ha saputo elaborare grandi frutti, anche nel campo sociale e politico. Milano è terra ambrosiana ovvero terra laboriosa, in cui il monachesimo (con le sue abbazie padane) prima e il rinascimento poi hanno infuso cultura e strategie per la produzione e un governo ecologico del territorio. Milano è terra ambrosiana perché grandi vescovi hanno saputo leggere, coinvolgere, disciplinare e moltiplicare le energie politiche e sociali della gente, generando una forma di vita cristiana unica al mondo: il cattolicesimo popolare, ovvero una fede vicina alla gente, capace di condividere il quotidiano, assumerlo e trasfigurarlo trovando risposte inedite ai gravi problemi che presentava.
Essere popolo per tutti i popoli chiede di sapere assumere e dare futuro a questa attitudine ambrosiana: continuare a costruire una Milano capace di innovazione, ma allo stesso tempo attenta a che lo sviluppo non generi difformità e squilibri; una Milano capace di fare fronte comune, stemperando le tensioni generate dalle battaglie politiche e ideologiche, per moltiplicare risorse ed energie; una Milano che sa abitare senza isterismi una trasformazione che assume tinte forti e dirompenti.
“Nuove culture continuano a generarsi in queste enormi geografie umane dove il cristiano non suole più essere promotore o generatore di senso, ma che riceve da esse altri linguaggi, simboli, messaggi e paradigmi che offrono nuovi orientamenti di vita, spesso in contrasto con il Vangelo di Gesù. Una cultura inedita palpita e si progetta nella città. (…) Si rende necessaria un’evangelizzazione che illumini i nuovi modi di relazionarsi con Dio, con gli altri e con l’ambiente, e che susciti i valori fondamentali. È necessario arrivare là dove si formano i nuovi racconti e paradigmi, raggiungere con la Parola di Gesù i nuclei più profondi dell’anima delle città” (EG 72-73).
È ormai normale incontrare gruppi di ragazzi e di adolescenti che, nati a Milano, sono però figli di culture, tradizioni e religioni che a Milano sono arrivate con i loro genitori. Ed è interessante vedere come queste nuove generazioni di milanesi sono capaci di abitare la memoria che la città consegna loro con i suoi luoghi, i suoi percorsi e i suoi ritmi, riuscendo a fare nuove sintesi tra tradizioni, interrogando e arricchendo la nostra, e allo stesso tempo aprendo piste di sviluppo che disegnano il futuro della nostra città, soprattutto il futuro della sua anima.
Milano, la città ambrosiana, ha un’anima che si colora in modo nuovo grazie alle tante operazioni di meticciamento in atto; tocca al popolo di Dio curare che quest’anima continui ad abitare in modo creativo queste trasformazioni, per evitare i rischi di frammentazione che le novità sempre portano con sé, e riuscire a fondere in unità i tanti ingredienti positivi che la memoria ci ha tramandato, unitamente ai nuovi innesti che le trasformazioni in essere ci consegnano. Siamo popolo per tutti i popoli; abbiamo bisogno di continuare a essere sorgente delle buone pratiche che hanno resa famosa Milano. Milano laboratorio di un umanesimo in grado di abitare il ventunesimo secolo; Milano capace di mostrare come le grandi operazioni culturali che costruiscono la persona umana di ogni epoca (curare, nutrire, produrre, vestire, abitare, generare, educare, trasmettere, conoscere, pregare, governare…) sono non soltanto possibili nel nuovo contesto urbano, ma addirittura consentono di generare uomini e donne adulti e maturi, portatori di vita buona.
Essere popolo per tutti i popoli chiede di sapere assumere e dare futuro a questa attitudine ambrosiana: continuare a costruire una Milano capace di innovazione, ma allo stesso tempo attenta a che lo sviluppo non generi difformità e squilibri; una Milano capace di fare fronte comune, stemperando le tensioni generate dalle battaglie politiche e ideologiche, per moltiplicare risorse ed energie; una Milano che sa abitare senza isterismi una trasformazione che assume tinte forti e dirompenti.
“Nuove culture continuano a generarsi in queste enormi geografie umane dove il cristiano non suole più essere promotore o generatore di senso, ma che riceve da esse altri linguaggi, simboli, messaggi e paradigmi che offrono nuovi orientamenti di vita, spesso in contrasto con il Vangelo di Gesù. Una cultura inedita palpita e si progetta nella città. (…) Si rende necessaria un’evangelizzazione che illumini i nuovi modi di relazionarsi con Dio, con gli altri e con l’ambiente, e che susciti i valori fondamentali. È necessario arrivare là dove si formano i nuovi racconti e paradigmi, raggiungere con la Parola di Gesù i nuclei più profondi dell’anima delle città” (EG 72-73).
È ormai normale incontrare gruppi di ragazzi e di adolescenti che, nati a Milano, sono però figli di culture, tradizioni e religioni che a Milano sono arrivate con i loro genitori. Ed è interessante vedere come queste nuove generazioni di milanesi sono capaci di abitare la memoria che la città consegna loro con i suoi luoghi, i suoi percorsi e i suoi ritmi, riuscendo a fare nuove sintesi tra tradizioni, interrogando e arricchendo la nostra, e allo stesso tempo aprendo piste di sviluppo che disegnano il futuro della nostra città, soprattutto il futuro della sua anima.
Milano, la città ambrosiana, ha un’anima che si colora in modo nuovo grazie alle tante operazioni di meticciamento in atto; tocca al popolo di Dio curare che quest’anima continui ad abitare in modo creativo queste trasformazioni, per evitare i rischi di frammentazione che le novità sempre portano con sé, e riuscire a fondere in unità i tanti ingredienti positivi che la memoria ci ha tramandato, unitamente ai nuovi innesti che le trasformazioni in essere ci consegnano. Siamo popolo per tutti i popoli; abbiamo bisogno di continuare a essere sorgente delle buone pratiche che hanno resa famosa Milano. Milano laboratorio di un umanesimo in grado di abitare il ventunesimo secolo; Milano capace di mostrare come le grandi operazioni culturali che costruiscono la persona umana di ogni epoca (curare, nutrire, produrre, vestire, abitare, generare, educare, trasmettere, conoscere, pregare, governare…) sono non soltanto possibili nel nuovo contesto urbano, ma addirittura consentono di generare uomini e donne adulti e maturi, portatori di vita buona.