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Un popolo nella storia della città

Un popolo nella storia della città

Milano e le terre ambrosiane, uscite fortemente provate dal secondo conflitto mondiale e al tempo stesso cariche di speranza e di energia per ricostruire il proprio tessuto economico, politico, culturale e religioso, lacerato dai conflitti intestini e dalla guerra, riuscirono a trovare nella società il punto di forza per dare di nuovo vita in forma moderna e contemporanea alle due caratteristiche che da secoli segnano il profilo migliore delle nostre comunità: ovvero la capacità di innovare includendo o meglio di intraprendere consolidando tessuti sociali solidali e coesi, grazie anche a un humus storicamente e trasversalmente radicato in un cattolicesimo di carattere popolare.
Se si rivolge uno sguardo d’insieme agli ultimi settant’anni non si può non riconoscere alcuni pilastri che hanno fondato – e ancora fondano seppur tra le difficoltà – la convivenza delle donne e degli uomini nel nostro territorio. Il consolidarsi e rinnovarsi del movimento sociale cattolico e delle sue opere (che in terra ambrosiana hanno ancora oggi il segno della loro presenza capillare in ciascun comune e in ciascun quartiere a partire dalle parrocchie), insieme alla rinascita delle istituzioni mutualistiche per i lavoratori, la ripresa e la crescita esponenziale delle attività economiche in ogni settore e in ogni forma di organizzazione (dalle imprese private alle cooperative, dalle fondazioni agli enti morali) insieme a una capillare presenza dei sindacati sui luoghi di lavoro (almeno per il primo quarantennio), il prevalere di un approccio pragmatico nella dimensione politica (pur in presenza di forti contrapposizioni ideologiche), il progressivo consolidarsi di istituzioni culturali in ogni campo del sapere e la sempre maggiore apertura alle relazioni internazionali di tutti i segmenti del corpo sociale (nel contesto di una pace fondata sul trinomio democrazia-welfare-mercato che ha caratterizzato l’Europa e l’Italia) hanno consentito di riprendere e rafforzare un sentiero di sviluppo della società ambrosiana, riuscendo a garantire opportunità di lavoro, di studio e di vita per molte centinaia di migliaia di persone spesso provenienti da altre regioni o nazioni in cerca di una migliore condizione di vita.
Il risultato di questi processi, che abbiamo sotto gli occhi, è una realtà che rappresenta il principale motore economico italiano e uno dei più importanti d’Europa: pur nella durissima crisi vissuta e non certo superata, il territorio ambrosiano presenta eccellenze non solo nei settori industriale, commerciale, finanziario, delle comunicazioni e delle tecnologie innovative ma anche culturale, educativo, della sanità pubblica e privata e delle imprese sociali e del terzo settore: un unicum in termini di completezza di sviluppo e opportunità ma anche di complessità, contraddizioni e sfide sempre nuove. Nelle terre ambrosiane si è sostanzialmente riusciti a far lavorare insieme elementi altrimenti divergenti (capitalismo e lavoro, poveri e ricchi, periferie e centro, ceti istruiti e meno istruiti) in una logica inclusiva.
La Chiesa ambrosiana, nella transizione dalla modernità alla postmodernità, ha saputo attraversare le profonde trasformazioni avvenute rimanendo un punto di riferimento per le nostre comunità e rivelandosi sempre più evangelicamente piccolo e significativo gregge, testimone di praticabili alternative di vita buona rispetto al disumanizzante paradigma tecnocratico illustrato da papa Francesco nella Laudato si’. Essa ha cercato e realizzato senza sosta una presenza nelle periferie e incontrando migranti, poveri ed emarginati, a partire dall’impulso esercitato dall’istituzione (ricordiamo il piano Montini per le periferie) e dai numerosi testimoni di una fede operosa e missionaria (alcuni di essi citati nel cap. 1).

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