La corresponsabilità educativa e formativa dei docenti
11:51 AM
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La corresponsabilità educativa e formativa dei docenti
Una scuola inclusiva richiede una corresponsabilità educativa diffusa, competenze didattiche adeguate ad impostare una fruttuosa relazione educativa anche con alunni con disabilità.
L’intera comunità scolastica è chiamata ad organizzare i curricoli in funzione dei diversi stili cognitivi, a gestire in modo alternativo le attività d’aula, a favorire e potenziare gli apprendimenti adottando materiali e strategie didattiche in relazione ai bisogni degli alunni.
Conseguentemente il Collegio dei docenti inserisce nel P.O.F. la scelta inclusiva dell’Istituzione scolastica, indicando le prassi didattiche che promuovono effettivamente l’inclusione (gruppi di livello eterogenei, apprendimento cooperativo, ecc.).
I Consigli di classe realizzano il coordinamento delle attività didattiche, la preparazione del materiale e tutto ciò che può consentire all’alunno disabile, sulla base dei suoi bisogni e delle sue necessità, di esercitare il suo diritto allo studio attraverso la partecipazione piena allo svolgimento della vita scolastica nella sua classe.
Tutto ciò richiede il lavoro congiunto su più direzioni.
Gli insegnanti all’interno della classe devono: assumere comportamenti non discriminatori, prestare attenzione ai bisogni di ciascun alunno accettando la diversità presente in ognuno di noi come valore ed arricchimento per l’intera classe, favorire la strutturazione del senso di appartenenza, costruire relazioni socio-affettive positive, adottare strategie e metodologie favorenti l’apprendimento (lavoro di gruppo e/o a coppie, apprendimento cooperativo, tutoring, apprendimento per scoperta, utilizzo di mediatori didattici, attrezzature e ausili informatici, software e sussidi specifici).
L’utilizzo della strumentazione informatica è utile anche per la predisposizione di documenti per lo studio di coloro che usufruiscono - in quanto necessitati - dell’utilizzo di ausili e computer per svolgere le proprie attività di apprendimento.
L’alunno infatti a prescindere dalle sue capacità, potenzialità e limiti va reso protagonista del suo personale processo di apprendimento realizzabile attivando le individuali strategie di approccio al “sapere” nel rispetto dei ritmi e degli stili di apprendimento, facendo eventualmente ricorso alla metodologia dell’apprendimento cooperativo.
La valutazione, intesa come valutazione dei processi e non solo delle performance, è espressa in decimi e va rapportata al P.E.I..
Gli insegnanti di sostegno svolgono una funzione di coordinamento della rete di attività previste per l’effettivo raggiungimento dell’integrazione; sono contitolari sulle classi in cui operano con diritto di voto e dispongono di registri in cui sono annotati i nomi degli alunni delle rispettive classi.
L’intera comunità scolastica deve essere coinvolta nel processo in questione: il docente di sostegno in una logica sistemica, oltre ad intervenire sulla base di una preparazione specifica nelle ore in classe, collabora con l’insegnante curriculare e con il Consiglio di classe in modo che l’iter formativo possa continuare anche in sua assenza.
Personale ata e assistenza di base
La nota del MIUR n. 339 del 30 novembre 2001 individua l’assistenza di base, di competenza della scuola, come il primo segmento della più articolata assistenza all’autonomia e alla comunicazione personale prevista dall’art. 13 della legge 104/92.
La responsabilità di tale assistenza, rientrante nelle funzioni aggiuntive del personale A.T.A., è del Dirigente scolastico il quale nell’ambito degli autonomi poteri di direzione, coordinamento e valorizzazione delle risorse umane, e strumentali, attraverso le procedure previste dalla legge e dalla contrattazione d’Istituto, predispone le condizioni affinché tutti gli alunni, durante la loro esperienza scolastica, dispongano di servizi qualitativamente idonei a soddisfare le proprie esigenze.
La collaborazione con le famiglie
Una serie di adempimenti, quali la formulazione e la verifica del Profilo Dinamico Funzionale (P.D.F.) e del P.E.I. previsti dalla legge 104/92, richiedono la partecipazione delle rispettive famiglie.
Una sempre più ampia partecipazione delle famiglie al sistema di istruzione caratterizza gli orientamenti normativi degli ultimi anni, dall’istituzione del Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola, previsto dal D.P.R. 576/96 al rilievo posto dalla legge n. 53/2003 circa la collaborazione fra scuola e famiglia.
La famiglia in quanto fonte di informazioni preziose, nonché luogo in cui avviene la continuità fra educazione formale ed informale, costituisce un punto di riferimento essenziale per la corretta inclusione scolastica dell’alunno con disabilità.
È indispensabile che i rapporti fra istituzione scolastica e famiglia si realizzino in una logica di supporto alla stessa in relazione alle attività scolastiche e al processo di sviluppo dell’alunno con disabilità.
Il Dirigente scolastico infatti, nell’ambito di tali rapporti, dovrà convocare le riunioni in cui sono coinvolti i genitori, previo opportuno accordo nella definizione dell’orario.
La documentazione relativa all’alunno con disabilità, utile al generale processo di integrazione nonché di informazione della famiglia deve essere disponibile e consegnata alla stessa all’atto della richiesta.
Poiché va distinta sotto il profilo concettuale e metodologico, la programmazione individualizzata che caratterizza il percorso dell’alunno con disabilità nella scuola dell’obbligo e la programmazione differenziata che, nel secondo ciclo di istruzione può condurre l’alunno al conseguimento dell’attestato di frequenza, è importante l’attività informativa rivolta alla famiglia circa il percorso educativo che consente al proprio caro l’acquisizione dell’attestato di frequenza piuttosto che del diploma di scuola secondaria superiore.
L’intera comunità scolastica è chiamata ad organizzare i curricoli in funzione dei diversi stili cognitivi, a gestire in modo alternativo le attività d’aula, a favorire e potenziare gli apprendimenti adottando materiali e strategie didattiche in relazione ai bisogni degli alunni.
Conseguentemente il Collegio dei docenti inserisce nel P.O.F. la scelta inclusiva dell’Istituzione scolastica, indicando le prassi didattiche che promuovono effettivamente l’inclusione (gruppi di livello eterogenei, apprendimento cooperativo, ecc.).
I Consigli di classe realizzano il coordinamento delle attività didattiche, la preparazione del materiale e tutto ciò che può consentire all’alunno disabile, sulla base dei suoi bisogni e delle sue necessità, di esercitare il suo diritto allo studio attraverso la partecipazione piena allo svolgimento della vita scolastica nella sua classe.
Tutto ciò richiede il lavoro congiunto su più direzioni.
Gli insegnanti all’interno della classe devono: assumere comportamenti non discriminatori, prestare attenzione ai bisogni di ciascun alunno accettando la diversità presente in ognuno di noi come valore ed arricchimento per l’intera classe, favorire la strutturazione del senso di appartenenza, costruire relazioni socio-affettive positive, adottare strategie e metodologie favorenti l’apprendimento (lavoro di gruppo e/o a coppie, apprendimento cooperativo, tutoring, apprendimento per scoperta, utilizzo di mediatori didattici, attrezzature e ausili informatici, software e sussidi specifici).
L’utilizzo della strumentazione informatica è utile anche per la predisposizione di documenti per lo studio di coloro che usufruiscono - in quanto necessitati - dell’utilizzo di ausili e computer per svolgere le proprie attività di apprendimento.
L’alunno infatti a prescindere dalle sue capacità, potenzialità e limiti va reso protagonista del suo personale processo di apprendimento realizzabile attivando le individuali strategie di approccio al “sapere” nel rispetto dei ritmi e degli stili di apprendimento, facendo eventualmente ricorso alla metodologia dell’apprendimento cooperativo.
La valutazione, intesa come valutazione dei processi e non solo delle performance, è espressa in decimi e va rapportata al P.E.I..
Gli insegnanti di sostegno svolgono una funzione di coordinamento della rete di attività previste per l’effettivo raggiungimento dell’integrazione; sono contitolari sulle classi in cui operano con diritto di voto e dispongono di registri in cui sono annotati i nomi degli alunni delle rispettive classi.
L’intera comunità scolastica deve essere coinvolta nel processo in questione: il docente di sostegno in una logica sistemica, oltre ad intervenire sulla base di una preparazione specifica nelle ore in classe, collabora con l’insegnante curriculare e con il Consiglio di classe in modo che l’iter formativo possa continuare anche in sua assenza.
Personale ata e assistenza di base
La nota del MIUR n. 339 del 30 novembre 2001 individua l’assistenza di base, di competenza della scuola, come il primo segmento della più articolata assistenza all’autonomia e alla comunicazione personale prevista dall’art. 13 della legge 104/92.
La responsabilità di tale assistenza, rientrante nelle funzioni aggiuntive del personale A.T.A., è del Dirigente scolastico il quale nell’ambito degli autonomi poteri di direzione, coordinamento e valorizzazione delle risorse umane, e strumentali, attraverso le procedure previste dalla legge e dalla contrattazione d’Istituto, predispone le condizioni affinché tutti gli alunni, durante la loro esperienza scolastica, dispongano di servizi qualitativamente idonei a soddisfare le proprie esigenze.
La collaborazione con le famiglie
Una serie di adempimenti, quali la formulazione e la verifica del Profilo Dinamico Funzionale (P.D.F.) e del P.E.I. previsti dalla legge 104/92, richiedono la partecipazione delle rispettive famiglie.
Una sempre più ampia partecipazione delle famiglie al sistema di istruzione caratterizza gli orientamenti normativi degli ultimi anni, dall’istituzione del Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola, previsto dal D.P.R. 576/96 al rilievo posto dalla legge n. 53/2003 circa la collaborazione fra scuola e famiglia.
La famiglia in quanto fonte di informazioni preziose, nonché luogo in cui avviene la continuità fra educazione formale ed informale, costituisce un punto di riferimento essenziale per la corretta inclusione scolastica dell’alunno con disabilità.
È indispensabile che i rapporti fra istituzione scolastica e famiglia si realizzino in una logica di supporto alla stessa in relazione alle attività scolastiche e al processo di sviluppo dell’alunno con disabilità.
Il Dirigente scolastico infatti, nell’ambito di tali rapporti, dovrà convocare le riunioni in cui sono coinvolti i genitori, previo opportuno accordo nella definizione dell’orario.
La documentazione relativa all’alunno con disabilità, utile al generale processo di integrazione nonché di informazione della famiglia deve essere disponibile e consegnata alla stessa all’atto della richiesta.
Poiché va distinta sotto il profilo concettuale e metodologico, la programmazione individualizzata che caratterizza il percorso dell’alunno con disabilità nella scuola dell’obbligo e la programmazione differenziata che, nel secondo ciclo di istruzione può condurre l’alunno al conseguimento dell’attestato di frequenza, è importante l’attività informativa rivolta alla famiglia circa il percorso educativo che consente al proprio caro l’acquisizione dell’attestato di frequenza piuttosto che del diploma di scuola secondaria superiore.